La parola “cambiamento” nella lingua cinese è formata dagli ideogrammi di “pericolo e “opportunità”. Cosa determina quindi la sua natura? La nostra reazione.
Ti è mai capitato di sentire dentro di te come una forte spinta e determinazione a compiere un passo, una decisione, ma subito dopo essere preso da una profonda angoscia? Nulla di strano, a prima vista potrebbe spaventare ma è una reazione del tutto normale a quella che rappresenta la prima fase del cambiamento.
Il cambiamento è un crollo dell’equilibrio, delle abitudini e delle condizioni che animano il nostro vivere quotidiano, è tutto ciò che richiede una rottura con il modo di essere abituale e la costruzione di qualcosa di nuovo. È proprio quella incessabile lotta con te stesso che anima le tue giornate, rompe il tuo equilibrio e ti spinge a prendere una decisione, ma molto spesso, non sempre siamo o meglio crediamo di essere preparati fino in fondo.

La resistenza: un fantasma nascosto
Ricordo bene la sensazione che provavo nei giorni antecedenti la decisione di andarmene dal vecchio lavoro. Una sorta di sensazione fantasma che, da un lato mi dava una forte energia positiva, e dall’altro mi trasmetteva una sensazione di frustrazione e angoscia. Una compagnia non certo piacevole!
E spesso mi chiedevo: quanto riuscirai poi, a reggere il disagio dovuto al cambiamento? Si trattava di fare i conti con me stessa, se la necessità, la voglia di cambiamento, era tale da dover sopportare anche le conseguenze e cioè la rottura con il passato, con gli schemi attuali e scaturire il processo di ribellione.
Trovai la forza di scendere dal letto e fare un discorso allo specchio con la depressione, ero a un bivio in cui dovevo decidere se vivere o morire. La depressione ti logora, ma riconoscere un problema e cercare una soluzione non è cosa da poco, e mi ritengo molto fortunata ad aver avuto al mio fianco il sostegno di una persona importante, e accettare di farmi aiutare.
Ma che cosa ci blocca? Perché rimaniamo ancorati al passato, senza darci la possibilità di esplorare una nuova realtà?
La paura, è la cosa che ci blocca. Cambiare implica metterci davanti a una realtà diversa, apre all’ignoto, richiede di lasciare la nostra zona di comfort di cui conosciamo gli spazi, e questo ci fa perdere il controllo e sentire impotenti. Affrontare il duro momento di un cambiamento della propria vita è come saltare nel vuoto.
Proviamo un forte senso di irrequietezza, tristezza e insoddisfazione, stati d’animo che spesso tendiamo a sopprimere mettendo una corazza che ci fa credere di avere tutto sotto controllo.
Sicuramente è più facile resistere di fronte alle richieste di cambiamento, stare fermi nella propria impotenza e sopprimere le emozioni scomode e dolorose.

Vivere un’opportunità
Accanto al pericolo c’è sempre un’opportunità, anche se non lo crediamo possibile, i momenti più difficili possono essere fonte di rinnovamento e crescita personale.
Come affrontare allora in modo costruttivo il cambiamento? Io stessa capii che era inutile lottare contro qualcosa che in fondo ormai era nata da me, non mi rimaneva altro che accettarlo.
Quando presi la decisione di licenziarmi, forse non avevo ancora ben chiaro cosa volessi fare. I giorni e mesi successivi mi barcamenavo nel buio passando da un estremo all’altro, spremendo le meningi sul cosa fare e non fare.
La confusione era tanta, ma dentro di me, tra lotte interne infinite, ho sempre cercato di rimboccarmi le maniche e rialzarmi dalle delusioni di quella che, all’apparenza degli altri, doveva essere una vita felice, piena di soddisfazioni e realizzazione professionale.
Forse era quello che volevo dimostrare perché non accettavo il fatto di essere uscita da una situazione logorante senza avere esattamente una soluzione alternativa, pronta a rimpiazzare quella vecchia, come di norma dovrebbe essere. Mi sentivo inadeguata per la realtà di allora, perché apparivo come quella “coraggiosa” che abbandona il posto di lavoro fisso vicino a casa, ma in realtà non avevo una meta precisa, o almeno credevo di averla.
Accettare la sfida
Dovevo accettare la sfida con me stessa e portarla avanti, rielaborare il cambiamento, capire di cosa avevo bisogno per affrontarlo e diventare consapevole delle mie risorse.
Ansia, paura e tristezza in fondo ci permettono di entrare in contatto con la parte più profonda di noi, e sono anche quelle emozioni che ci permettono di chiedere aiuto. Dovevo imparare a modificare il mio atteggiamento mentale e diventare ottimista, fermare i pensieri negativi e logoranti.
Combattevo con la ricerca di una nuova opportunità per me stessa e allo stesso tempo con quella parte di me che temeva fortemente il giudizio degli altri, non voleva dimostrare i propri fallimenti e debolezze.
Mi nascondevo dietro ad uno scudo, evitavo certi posti per non dover sempre giustificare la mia scelta, la mia vita sociale era ormai ridotta a poche uscite, fuggivo dalla realtà, da quella realtà che avevo creato io, dettata dal bisogno di dare a me stessa una nuova opportunità.
Porsi degli obiettivi raggiungibili
Uscendo dalla propria zona di comfort bisogna lasciare il modo di agire passato e gestire il disagio dato dall’insicurezza della nuova situazione. Porsi degli obiettivi semplici e raggiungibili è spesso la cosa migliore per gestire la quotidianità, di vedere le cose, di essere e relazionarsi. Solo così è possibile ricostruire un nuovo equilibrio volto ad ampliare la zona di sicurezza.
Un percorso a cui ci si arriva per gradi, innescando l’accettazione di se stessi e capire anche che cambiare è possibile, avendo pazienza, davvero tanta, aumentando l’autostima (lotte infinite) imparando dal passato e chiedendo aiuto.
Cambiare comporta mettersi in gioco, molta fatica, è doloroso e fa paura, ma quando lo fai scopri anche parti di tè prima mai esplorate, di aprirsi a nuove opportunità che il continuo lamentarsi ci incatena alle solite credenze, e inoltre accresce le proprie capacità. Lascia a te stesso la possibilità di stupirti.
Samanta
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